Cos'è tutta questa sofferenza? È che volevo essere una trapezista in un circo oppure un trapezio coperto di edera. Non so se avrei mai potuto vivere in un circo con tutti gli animali malati e la puzza di sterco dappertutto. Ma dentro le carovane sicuramente si ride spesso e dietro il trucco si piange meno.
La più bella è la donna cannone, così grossa da non entrare più nel cannone. Ha le gambe bruciate e i talloni rossi, sprizza scintille quando cammina e fa odore di polvere da sparo, ha sempre un mantello con le stelle gialle fosforescenti su fondo blu. Non mangia mai da sola, la imboccano due domatori di tigri. Uno con carne arrostita fumante e l’altro con fette di melone dolci e succose per facilitarle la degurcitazione. I domatori hanno entrambi i baffi, uno all'insù l’altro all'ingiù’. Uno neri, l’altro rossi. Uno è magro, l’altro grasso. Quello magro ha un dente d’oro con un diamante nel mezzo. L’altro ha un osso di balena nel naso. Nessuno dei due ama la donna cannone. La detestano perché per colpa sua devono trascurare le tigri della siberia. Le tigri amano la donna cannone, perché possono dormire di più e perché un giorno, quando sarà grossa abbastanza, la mangeranno.
Un volta al mese la donna cannone va a spasso in città con i due domatori. Uno da un lato e uno dall’altro. Uno a destra, l’altro a sinistra. Si fermano a guardare le vetrine e passeggiano sul lungomare lungo il boulevard. Tutti si fermano ad ammirarli. Un domatore ha una divisa verde l’altro una divisa rossa, coperte di lustrini dorati e bottoni fatte con le pallottole della guerra di Crimea, souvenir di battaglie osservate da lontano piuttosto che combattute. Come uno stadio il campo di battaglia. Tutti i bambini li seguono. Il rumore dei tacchi risuona sul pavimento, gli speroni lasciano una traccia sul suolo. La donna cannone si muove come sospinta dal vento, sembra galleggiare sorretta da due boe. Sorride e sorride, poi vede una vetrina piena di dolci e la saliva le comincia a gocciolare dalle labbra. Il pasticciere sistema un tavolino fuori davanti al negozio, una poltrona per lei e due sedie per i domatori. Poi vengono servite a tavola una torta dopo l’altra. I domatori con due cucchiai d’argento imboccano a turno la donna. Il domatore dai baffi rossi con la torta alla crema con vaniglia e fragole; il domatore dai baffi neri con la torta di panna e cioccolata al peperoncino. Finite queste arrivano la torta con amaretti alla vaniglia e la torta di ricotta al pistacchio. Nessuno sa mangiare bene come la donna cannone, tutti guardano strabiliati, gli occhi fuori dalle orbite. Basta guardarla mangiare per sentirsi sazi! Omini magri cominciano a gonfiarsi, i bottoni saltano dalle giacche, le cravatte si allentano, i pantaloni si scuciono. La donna cannone trasferisce calorie a distanza, mangia per dare piacere a chi la guarda. Ormai la folla è sazia e soddisfatta, un paio di bebè vomitano per l’indigestione. La donna cannone si lecca le labbra e addenta un ultimo bignè dal vassoio, la folla lancia un grido e sussulta. Non mangiavano così bene da anni.
La più bella è la donna cannone, così grossa da non entrare più nel cannone. Ha le gambe bruciate e i talloni rossi, sprizza scintille quando cammina e fa odore di polvere da sparo, ha sempre un mantello con le stelle gialle fosforescenti su fondo blu. Non mangia mai da sola, la imboccano due domatori di tigri. Uno con carne arrostita fumante e l’altro con fette di melone dolci e succose per facilitarle la degurcitazione. I domatori hanno entrambi i baffi, uno all'insù l’altro all'ingiù’. Uno neri, l’altro rossi. Uno è magro, l’altro grasso. Quello magro ha un dente d’oro con un diamante nel mezzo. L’altro ha un osso di balena nel naso. Nessuno dei due ama la donna cannone. La detestano perché per colpa sua devono trascurare le tigri della siberia. Le tigri amano la donna cannone, perché possono dormire di più e perché un giorno, quando sarà grossa abbastanza, la mangeranno.
Un volta al mese la donna cannone va a spasso in città con i due domatori. Uno da un lato e uno dall’altro. Uno a destra, l’altro a sinistra. Si fermano a guardare le vetrine e passeggiano sul lungomare lungo il boulevard. Tutti si fermano ad ammirarli. Un domatore ha una divisa verde l’altro una divisa rossa, coperte di lustrini dorati e bottoni fatte con le pallottole della guerra di Crimea, souvenir di battaglie osservate da lontano piuttosto che combattute. Come uno stadio il campo di battaglia. Tutti i bambini li seguono. Il rumore dei tacchi risuona sul pavimento, gli speroni lasciano una traccia sul suolo. La donna cannone si muove come sospinta dal vento, sembra galleggiare sorretta da due boe. Sorride e sorride, poi vede una vetrina piena di dolci e la saliva le comincia a gocciolare dalle labbra. Il pasticciere sistema un tavolino fuori davanti al negozio, una poltrona per lei e due sedie per i domatori. Poi vengono servite a tavola una torta dopo l’altra. I domatori con due cucchiai d’argento imboccano a turno la donna. Il domatore dai baffi rossi con la torta alla crema con vaniglia e fragole; il domatore dai baffi neri con la torta di panna e cioccolata al peperoncino. Finite queste arrivano la torta con amaretti alla vaniglia e la torta di ricotta al pistacchio. Nessuno sa mangiare bene come la donna cannone, tutti guardano strabiliati, gli occhi fuori dalle orbite. Basta guardarla mangiare per sentirsi sazi! Omini magri cominciano a gonfiarsi, i bottoni saltano dalle giacche, le cravatte si allentano, i pantaloni si scuciono. La donna cannone trasferisce calorie a distanza, mangia per dare piacere a chi la guarda. Ormai la folla è sazia e soddisfatta, un paio di bebè vomitano per l’indigestione. La donna cannone si lecca le labbra e addenta un ultimo bignè dal vassoio, la folla lancia un grido e sussulta. Non mangiavano così bene da anni.
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