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LA TRAPEZISTA




La trapezista vola da un lato all'altro del tendone. I suoi capelli leggeri svolazzano al vento e le braccia bianche e sottili si sollevano verso l'alto mentre afferra il trapezio. Con la coda dell'occhio vede colori e forme mutanti come fumo colorato, indefinibili e sempre diversi. La rete con i suoi pesci ondula come il mare in burrasca, il pescecane l'aspetta con la bocca spalancata, ma la leggiadra trapezista non è ancora pronta per finire dentro le sue fauci. I muscoli delle braccia sono forti e il piacere e l'ebbrezza del volo le procurano una gioia incontenibile. Il pescecane aspetta fermo, immobile, e non va via. I denti aguzzi di metallo luccicano sotto le luci dei riflettori come lunghe lame di acciaio.

La trapezista volteggia come una libellula con il suo vestito viola coperto di tulle lilla, svolazzante come una nuvoletta mattutina—solitaria e in basso nel cielo, ma allegra e piena di buone promesse. Il piedino agile sfiora quasi apposta il muso-voraggine tanto spaventoso del mostro, quasi a sfidarlo e stuzzicarlo al tempo stesso. Si vibra in aria, le mani salde al trapezio e il corpo roteante e flessuoso. Saltella su e giù da un lato all'altro della tenda. Gli spettatori con il naso all'insù la osservano col fiato sospeso. I bambini applaudono ogni volta che con le sue scarpette da ballerina fa suonare i denti del pesce come fossero uno xilofono. Ma la musica stridente somiglia alla ruota della tortura.

L'uomo con il binocolo la osserva attraverso le lenti e accetta scommesse. Si salverà ancora una volta la trapezista o questo sarà il suo ultimo volo prima di finire per sempre tra le lame taglienti del diabolico ingranaggio che avido l'aspetta paziente?

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