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Della serie: Storie principesche senza senso

La Principessa senza nome


La principessa senza nome atterrò col suo cavallo alato in cima alla collina. Brandendo la sua spada, alzò le braccia forti e candide e accarezzò con la lama i raggi della luna. L’arma luccicò e l’intera foresta con i suoi alberi si alluminò di luce argentea. La principessa lanciò un urlo forte come un tuono e fresco come una cascata e reggendo la spada con entrambe le mani cominciò a infliggere colpì in tutte le direzioni. I suoi lunghi capelli accarezzavano l’erba e gli alberi cominciarono a cadere l’uno dopo l’altro: alberi di tutte le dimensioni: alti e bassi, lunghi come torri e folti come cespugli. La principessa senza nome continuò la sua battaglia, muovendosi in cerchio verso nordovest. Sulla collina delle fitte nuvole cominciarono ad apparire. Uccelli di tutte le specie si alzarono in volo verso il cielo, ma non sapendo dove andare rimasero a volteggiare sulla collina, lanciando grida di dolore e meraviglia. La principessa continuò ad infliggere colpi mortali e tagliare alberi giganteschi, sino a che stanca ed esausta lasciò cadere la spada e si buttò a terra immobile. Restò così, distesa, tutta la notte e tutto il giorno. Poi venne di nuovo la notte e nulla rimase di quella foresta verde. Dopo avere riposato e sognato la principessa si svegliò, si alzò lentamente, scuotendo dai suoi capelli le foglie ed i fili d’erba, salì sul suo cavallo alato e volò alla volta della luna piena.

La Principessa e la luna

La luna adornata da piccole gocce di perle e mosaici dai mille colori avvolgeva di luce argentata il piccolo lago sulla cima del monte. I suoi raggi metallici baciavano le acque come frecce e le penetravano facendo di ogni goccia un diamante dalle mille sfaccettature. Ogni sera la principessa con la sua spada dorata, posando l’arma sulla riva si immergeva delicatamente. Prima il piede bianco come il marmo, dopo, lentamente, le gambe. Avanzava così tra le acque, lasciandosi poi andare con dolcezza sul ventre fino a che le braccia toccavano quelle gemme preziose. La principessa rimaneva così, ferma sul dorso lasciando che la luna la baciasse, l’amasse, la confortasse. La luna come un’amica la accarezzava e le teneva compagnia. Sfiorandole la pelle, accarezzandole il corpo, baciandole i capelli. Ogni notte la principessa abbandonava il castello, ogni notte percorreva la collina sino in cima e rimaneva sola con la luna. Ogni notte la luna l’aspettava, per raccontarle storie di guerriere che cavalcando cavalli alati percorrevano mari e monti, conquistavano castelli, nuotavano nei fiumi. Indomabili guerriere senza terra.

La luna l’avvolge, la principessa sorride, il mondo dorme.

Primo giorno

La neve si scioglieva delicatamente come le ali di un angelo sulle colline scure lasciando pozzanghere e specchi d’acqua chiara, il sole era mite e pallido. Fu qui che la principessa senza nome fece bere il suo cavallo. Fredda e indolenzita con le mani gelide si copriva con le pellicce e i mantelli. L’erba riusciva appena a rompere la terra ancora dura come pietra e tremare al vento. Doveva raggiungere le sue compagne tra tre giorni. Era andata via dal villaggio per cercare il tesoro nascosto, seppellito nella caverna.
Aveva dovuto aspettare la notte e poi aspettare la luna e il cielo senza nuvole per arrampicarsi su in cima, sino all’ultima caverna sulla roccia. Qui aveva scavato e scavato e ancora scavato ai raggi della luna che illuminavano d’argento le pareti della caverna. La principessa aveva lavorato tutta la notte  finché l’ultima moneta, l’ultima gemma furono raccolte e nascoste dentro una borsa di cuoio con puntali d’acciaio e fibbie di ferro. Alle prime luci dell’alba la principessa si addormentò, stanca per aver lavorato tutta la notte, stringendosi il tesoro al petto si coprì con il suo mantello, appoggiò il capo sul terreno sabbioso e sognò di navigare per mare su una barca a remi, le vele gonfie di vento, senza onde avverse né mostri marini. Solo sole e cielo e un morbido dondolio. Quando la principessa si svegliò un brivido la ricoprì ed un serpente le strisciò vicino senza toccarla ed un pipistrello cadde ai suoi piedi. Era ora di riprendere il suo cavallo e mettersi in cammino, le rimanevano altri due giorni di viaggio per raggiungere l’accampamento. L’impresa era stata compiuta e ora non restava altro che cavalcare durante il giorno e accamparsi durante la notte, proteggendosi dal freddo e dal vento.  

Secondo giorno

Le provviste di cibo cominciavano a mancare. Le era rimasto ben poco. Il pesce affumicato e il pane duro erano finiti, ora doveva nutrirsi di bacche e piante selvatiche.

∞∞∞

Tra la nebbia e il cielo all’orizzonte ecco apparire il tuo volto che spacca tutto come fuoco tra gelida neve. Gli occhi misteriosi come mandorle bruciate al sole, le pupille piccole e crudeli, il tuo corpo affusolato e forte. Ti vedo e poi sparisci, riappari di nuovo sempre più vicino, coperto da un’armatura di ferro, intravedo la pelle abbronzata del tuo braccio, la pelle bianca del tuo torso, bianca e splendida come la luna in una notte d’agosto. Poi più nulla, e all’improvviso sei di fronte a me senza un parola. Il vento mi spinge tremante contro le rocce, la mia testa sfiora una pietra, i capelli volano lunghi e si attorcigliano contro il mio corpo, accasciata a terra non prendo la spada, ti vedo alto e forte mentre mi guardi. Cerco di alzarmi per fuggire ma non voglio muovermi non voglio neanche difendermi. Poi in un barlume, salto, corro, salgo sul mio cavallo e mi allontano vertiginosamente tra i dirupi. Raggiungo gli alberi nella valle senza mai girarmi indietro, mi nascondo nella foresta dove gli alberi si fanno più fitti e la luce penetra appena. Finalmente mi fermo sicura di non essere più seguita. Mi giro intorno cercando di riprendere fiato, non vedo altro che alberi, tronchi e foglie, rami e ceppi. Aspetto il buio della notte, sicura d’essere salva e mi addormento nella mia capanna: un tronco cavo coperto di rami. Lo sigillo con il mio mantello, depongo la spada al mio fianco, ma i tuoi occhi lontani mi avevano osservato senza perdermi di vista, silenziosamente mi avevi seguito, lentamente e inesorabilmente sei arrivato al mio rifugio. Ti sento entrare senza una parola, il tuo corpo è contro il mio, tremo quando mi tocchi ma non di paura.

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