Sono stata di
recente a Caltagirone, che come molte altre città siciliane cerca di
sopravvivere in una realtà finanziaria sempre meno favorevole, mentre combatte
una lotta dura e difficile tra cambiamenti e tradizione. Come altre città del
sud Caltagirone sta cercando di trovare la sua nicchia di città turistica in
una realtà, che sebbene suggestiva e piacevole, di turistico ha ben poco da offrire.
Alcune iniziative private sono ben riuscite e degne di nota: come le piazzette
tra le scale della matrice con b&b, bar, e negozio turistico − mi sembrava quasi di stare a Taormina. Altre meno, come
il trenino che sballotta turisti tra le strade della città, la piazza, e la
villa. L’obiettivo è quello di attirare i visitatori, ma si dovrebbe anche
pensare a non spaventarli. Il pericolo in agguato rimane sempre lo stesso:
trasformare luoghi pieni di tradizione e storia in piccoli parchi Disneyland, e
Caltagirone non è certo la sola città a dover fare i conti con questo problema.
Il turismo è
sicuramente una meta ambita da molti, ma bisogna anche essere realistici e
chiedersi cos’ha una città come Caltagirone da offrire al turista che visita la
Sicilia? Sicuramente mancano le spiagge del Mar Ionio, e mancano anche i suggestivi
pendii dei paesi Etnei. Ma quello che una città come Caltagirone può offrire al
turista è l’autenticità di una città non turistica. Potrebbe essere una nuova
idea: “Visitate Caltagirone - una città autentica fuori dai circuiti
turistici”, strilla un cartellone pubblicitario.
Secondo me la
‘Città della Ceramica’ ha ancora il mistero e la magia di una vecchia e
assopita cittadina siciliana, poggiata in silenzio sulle colline. E forse è
proprio questo che bisognerebbe fare: ammirarla in silenzio e respirare la
storia dei secoli passati. Ovviamente non sono contraria ai posti che offrono
ai turisti luoghi veri e autentici da dove godere la vista e i prodotti tipici
della città. Ho già citato il b&b di Via Scordia, e vorrei aggiungere il
locale di fronte la vecchia pescheria, che ha trasformato un angolo abbandonato
in un set teatrale molto suggestivo, dove si può gustare un buon bicchiere di
vino accompagnato da salumi e altre leccornie. Oppure la bellissima birreria in
via Roma che unisce l’originalità del vecchio (pane & panelli) con il nuovo
(fish & chips) assieme a della buonissima birra artigianale siciliana che
non ha niente da invidiare alle birre del Nord Europa. Suggerisco di assaggiare
la Polifemo, e propongo una sagra della birra da tenersi ogni estate (questo sì
che attirerebbe orde di turisti).
Ma detto ciò
ritorno a ribadire che Caltagirone è bella e suggestiva proprio perché rimane
ancora una città autentica, e la sua forza dipende da questo. Oltre
all’autenticità Caltagirone ha un altro elemento da non sottovalutare: la
cultura tramandataci dalla storia, dall’arte, e da tutti i cittadini che con la
loro originalità hanno dato, nel passato, un contributo alla storia del paese
(e vi assicuro che ce ne sono tanti, basta leggere un libro di storia locale).
Ed è proprio qui che, secondo me, bisognerebbe fare leva per attirare un
turismo culturale ed artistico, e proporre qualcosa di nuovo e diverso,
qualcosa che ci differenzi dalle altre città turistiche che offrono mare e
sole.
Il turismo può essere
un’ottima cosa, ma può anche essere la rovina di una città, da anni in
decadenza, che ha già perso tanto, ma che non deve assolutamente perdere la sua
dignità.
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