Randazzo è come
un piccolo gioiello che luccica da dietro un vetrina. Se fosse incastonato
nelle rocce della Normandia sarebbe meta di orde di inglesi che sorseggiano
bicchieri di vino tra una colonna normanna e l’altra. Se fosse negli Stati Uniti
sarebbe una perfetta replica dell’originale: come Venezia a Las Vegas. Ma è
sull’Etna, nella Sicilia orientale, e anche se luccica e splende di luce
propria non è quella di un gioiello prezioso ma di un gioiello grezzo incastonato
in una corona che va disintegrandosi a vista d’occhio.
L’intento di
questa rubrica “De Questiones Siculae’ è quello di parlare del turismo
siciliano e di segnalare alcuni posti ‘non-turistici’ a coloro che cercano
un’esperienza di vita siciliana autentica. Certo se questi conoscitori di ‘autenticità’
raggiungessero un numero elevato sarebbe la fine della città come la conosciamo
ora, e l’inizio di una città turistica, insomma una specie di reincarnazione. Sono consapevole del fatto che il mio
proposito è di per sé un contra senso. Come si
fa a preservare la bellezza e l’autenticità di una città e nello stesso tempo fare
pubblicità per attirare il turismo? Non lo so, ma la verità è che se queste città
non verranno scoperte dai turisti finiranno per crollare nel vero senso della
parola. Tra i due mali bisogna scegliere quello minore. E poi i turisti sono
essere umani anche loro. Per Bacco!
A questa singolare forma
di turismo ho dato un nome. Lo chiamerò Turismo Decadente. E qui in Sicilia di
decadente c’è veramente tanto. Immaginate questa città come se fosse una mappa
del tesoro. Qui troverete i luoghi magici, e ignorerete gli abusi (edilizi). Vi
dirò quando chiudere gli occhi, o voltarvi dall’altra parte. A parte gli
scherzi, la città vecchia di Randazzo è
rimasta intatta, se si escludono le pesanti perdite che ebbero luogo durante i
bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Sembra incredibile, a giudicare
dalla quantità di Chiese e Palazzi, ma pare che durante la guerra furono distrutti
circa il 70% degli edifici, dopo un bombardamento che durò ben trentuno giorni.
E’ difficile immaginare com’era la città prima che le bombe la radessero quasi
al suolo. Sarebbe interessante vedere le foto antecedenti alla guerra.
Di questa città
Normanna segnalo le strade deserte, le piazze silenziose, Le strette finestre
ad arco − tipiche dell’architettura
Normanna − le viuzze strette e
ombrose, la Porta della Città, gli edifici che dal 1200 stanno ancora in piedi
anche se nessuno si cura di loro, anzi a dispetto di ciò. Tra questi: il Palazzo
Reale, costruito dagli ultimi re Normanni − qui soggiornarono Giovanna Plantageneto, figlia di Enrico
II d’Inghilterra. Costanza d’Altavilla moglie dell’imperatore Enrico VI lo
svevo. Enrico VI e Federico II di Svevia − il
Castello Svevo, la Via degli Archi, la Basilica di Santa Maria Assunta, la
Chiesa di San Nicola, e il convento abbandonato di S. Giorgio alla cui ombra si
trova il ristorante San Giorgio e il Drago. A mio parere, uno dei posti più
suggestivi e decadenti (ancora più degli imperatori romani) dove poter
mangiare. Il ristorante offre un ottimo menù, a chilometro zero, con prodotti
locali e piatti tradizionali del territorio Etneo. Non mancano poi i bar e le
pasticcerie con le tipiche paste di mandorla, ed altre prelibatezze della cucina
siciliana, né i paninifici dove assaggiare degli ottimi salumi
di cinghiale e del buon vino dell’Etna.
Se poi voleste
soggiornare in un agriturismo vi consiglio Etna Quota Mille, a pochi chilometri
da Randazzo. Con una vista mozzafiato, il cratere fumante da un lato e i monti
Nebrodi dall’altro. Potrete rilassarvi in piscina mentre guardate il cielo
azzurro e inseguite i ghirigori del vulcano. Un momento semplicemente divino (o
di vino?). La scelta è vostra.
Comments
Post a Comment