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Terroni non si nasce si diventa

Sono sdraiata sulla sabbia bianca vicino al mare limpido e caldo con il fantasma dell’Africa all’orizzonte. Fantasma perché non l’ho mai vista, eppure c’è chi giura che da Capo Passero - la punta più a sud d’Europa - nelle giornate limpide si può intravedere l’ombra di una terra lontana. Secondo la leggenda, sull’isola delle Correnti, un piccolo isolotto difronte a Capo Passero, vi approdarono Ulisse e i suoi marinai. Tra un bagno e l’altro nell’acqua calda e trasparente leggo la storia dell’Unità d’Italia. Per essere più precisi, dello sbarco degli invasori Piemontesi nel Regno delle due Sicilie, infatti non fu mai dichiarata guerra, arrivarono e basta. Ho spesso pensato che la favoletta di Garibaldi e dei Mille fosse un po’ improbabile, somigliava troppo ad una storiella per bambini, ma quando la trovi su tutti i testi scolastici, e te la propinano assieme al latte materno finisci per crederci. Poi, un giorno, dopo tanti anni, scopri, proprio mentre sei su una bellissima spiaggia in Sicilia, che questa storiellina è finta come tutto quello che viene attribuito al Meridione. Non so da dove cominciare. Lo shock di scoprire cosa hanno fatto i soldati piemontesi, e i loro governanti, agli abitanti del Regno delle Due Sicilie è enorme. Vorrei sapere se chi ha letto il libro di Pino Aprile ha avuto la mia stessa reazione di stupore, non per quello che era successo ma per come fosse stato cancellato, celato, reinventato per tutti questi anni. Nel sud pochi reagiscono —se così non fosse avremmo già chiesto la restituzione del bottino e la scissione dalla Repubblica Italiana— chissà perché? Forse leggendo questo libro è facile capirlo. Migliaia di fucilazioni, genocidi, distruzioni, violenze, stupri, in un arco di tempo che dura circa 12 anni. Ora la favoletta dei Mille che arrivano e si fa l’Italia, non è più solo ridicola ma diventa un insulto. Come ha fatto questa crassa bugia a diventare una verità storica? Il libro “Terroni” di Pino Aprile, in un altro paese avrebbe avuto un effetto domino, ma nella penisola italica non ha suscitato nessun clamore. Cerco sull’internet e trovo solo librerie online in cui il libro è in vendita. Pubblicato nel 2010 ha venduto 250.000 copie in un anno, diventando un best seller. Ma cosa è successo dopo? A giudicare da quel poco che trovo su YouTube, quasi nulla. Qualche intervista, qualche partecipazione ai festival letterari, ma silenzio totale da parte delle istituzioni e dei grossi media ufficiali. Eppure, si parla di genocidio, di una guerra civile che durò anni. Persino Garibaldi ne rimase sconcertato, mentre l’Inghilterra discusse il caso in parlamento. Cosa ne pensano gli italiani di oggi? Non lo so, penso che in pochi ne siano a conoscenza. E i meridionali? Tutto procede come prima. Se i media ne parlassero, come si parla dell’olocausto e del genocidio degli indiani americani cambierebbe qualcosa? Penso proprio di sì, ma che interesse hanno i media a rendere noto l’accaduto? E come gioverebbe allo stato italiano, di orientamento nettamente nordista, con una sistemica politica di sfiancamento e impoverimento del sud che dura dalla proclamazione del Regno d’Italia, iniziato con il saccheggio del Regno delle Due Sicilie, ad ammettere una verità storica tanto scomoda? È forse passato troppo tempo? Sono trascorsi 161 anni dall’arrivo dei Piemontesi ad oggi, ma si stima che i Meridionali uccisi tra il 1861 e il 1870 furono tra i 20.075 e i 73.875; e c’è anche chi parla di oltre 100.000 vittime, tra cui bambini. Cerco su Google: genocidio meridionali Italia del sud, e cosa trovo? L’ultimo libro di Pino Aprile, “Carnefici”, “I Savoia e il Massacro del Sud” dello storico Antonio Ciano, oltre a qualche sito interessato alla questione, come “I nuovi Vespri” che parlano della Legge Pica, promulgata nel 1863, la quale rese legale lo sterminio delle popolazioni meridionali; e citano Gramsci, con queste parole: “Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e a fuoco l’Italia meridionale, squartando, fucilando e seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare con il marchio di briganti”. Forse è proprio venuto il momento di fare qualcosa!

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